Mercante di schiavi

Costo 4,000
Costo di riparazione 1,600
Costo di riparazione se in rovina 3,200
  • +10% alla ricchezza derivata dall’agricoltura
  • +10% alla ricchezza derivata dalle attività produttive
  • Riduce il declino della popolazione in schiavitù
  • +25% alla ricchezza generata dagli schiavi
  • 100 alla ricchezza dal commercio locale
  • -4 all’ordine pubblico per turno (squallore)
Catene di edifici (Roma, Roma (Cesare in Gallia), Roma (Annibale alle porte), Roma di Lepido (Emperor Edition), Roma di Marco Antonio (Emperor Edition), Roma di Ottaviano (Emperor Edition), Roma di Pompeo (Emperor Edition))
Descrizione

All’apice dello splendore dell’Impero romano, gli schiavi rappresentavano un quarto della popolazione italica, composta da sei milioni di persone: a Roma, una su tre era in schiavitù. Il commercio di schiavi era essenziale alla società romana perché la forza dei muscoli umani era indispensabile ovunque, dalle cave e le miniere all’agricoltura e all’edilizia. La schiavitù costituiva un notevole giro d’affari e i criminali, i prigionieri di guerra e coloro che venivano deportati dalla propria terra natia venivano venduti per fungere da manodopera. Una volta reso schiavo, lo sfortunato non aveva alcun diritto per la legge romana.

Il mercato più grande era il Graecostadium a Roma, che inizialmente era specializzato nel commercio dei prigionieri greci. I domestici, i lavoratori dei campi, i cavapietre, i gladiatori e le meretrici erano tutti oggetto di commercio da posti lontani come la Britannia, la Partia, Cartagine e l’Egitto. Anzi, tali origini esotiche avevano un sovrapprezzo!

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