Generale e guardia del corpo
Costo di reclutamento | 450 | |
Costi di mantenimento | 90 | |
Attacco corpo a corpo | 28 | |
Danno arma | 25 | |
Bonus di carica | 20 | |
Difesa corpo a corpo | 61 | |
Armatura | 90 | |
Salute | 80 | |
Morale di base | 55 |
Punti di forza e punti di debolezza
- Attacco buono
- Difesa media
- Danno basso ma penetrazione dell’armatura media
- Morale medio
Descrizione
I consoli di Roma erano politici repubblicani e generali, in egual misura. Ogni anno il Senato eleggeva due consoli: avevano il potere di porsi il veto l’uno con l’altro, una misura mirata a fermare la tirannia e l’abuso di potere. Erano a capo del Senato per le questioni civili, e si alternavano ogni mese. Dove entravano in gioco gli aspetti militari, i loro poteri al di fuori delle mura di Roma erano assoluti e ognuno di loro era al comando di un esercito. Quando un esercito consolare combinato era sul campo di battaglia, i consoli dovevano alternarsi ogni giorno al comando, come dovettero fare Lucio Paolo e Gaio Varrone durante la Battaglia di Canne del 216 a.C. contro Annibale. Le conseguenze furono disastrose in quanto Varrone, con la sua strategia avventata, causò la morte di gran parte del proprio esercito, numericamente superiore.
Nel mondo romano, il potere assoluto significava assoluta responsabilità e la colpa della sconfitta era interamente addossata al console al comando. In questi casi, la punizione poteva essere esemplare, come durante la guerra celtibera, tra il 154 e il 152 a.C., quando la codardia di Gaio Mancino portò alla cattura delle sue legioni. Nonostante Tiberio Gracco, allora tribuno militare, ottenne il loro rilascio tramite un accordo, il Senato rifiutò di ratificarlo e consegnò Mancino al nemico! Anche se di successo, a un console poteva essere chiesto di spiegare le sue azioni nei confronti d province, alleati e risorse sotto il suo comando. Quando Scipione tornò dalle guerre puniche, nonostante venisse salutato come imperatore e gli fosse stato garantito un trionfo e il titolo di “Africanus”, venne comunque accusato dal Senato, spinto da Catone, di aver sperperato denaro.