Con l’avvicinarsi della fine dell’incarico di proconsole della Gallia cisalpina e transalpina durato cinque anni, Cesare doveva estendere il suo imperium o assistere alla propria rovina. Le sue azioni illegali, sia come console sia come proconsole, erano ampiamente vituperate dai nemici politici, ma il suo imperium, ovvero il “potere di comandare” nel nome di Roma, lo proteggeva dalla persecuzione giudiziaria. In cambio della nomina a consoli di Pompeo e Crasso, nel 55 a.C., attraverso la corruzione e i voti dei suoi soldati, il Senato discusse il prolungamento della sua carica in Gallia per altri cinque anni. Con l’appoggio di Cesare da parte di Cicerone, ora riluttante sostenitore del triumvirato, l’estensione venne approvata.
